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cassazione roma

VERBANIA – 16.06.2019 – Cinque anni di carte bollate,

di sentenze, ricorsi, controricorsi e rinvii. Cinque anni di costosa burocrazia giuridica per tornare dove si era cominciato e arrivare nel nulla. Si sintetizza così, con il tilt del sistema (dell’Italia) la vicenda del fallimento del gruppo immobiliare Palese di Verbania. I primi ricorsi prenotativi risalgono al 2013, quando la crisi delle società che fanno capo all’architetto Osvaldo Palese è “matura”. Nel 2014 il Tribunale di Verbania respinge le richieste di concordato e dichiara il fallimento di tutte e otto le società: Mediterranea, La Vela, Residenza Villa Gavotti, Villa Gavotti, Intra 22, Studio Dpm, Imco e Gisberto Palese. Le società hanno in pancia centinaia e centinaia di immobili, soprattutto tra il Vco e Genova. Il villaggio turistico Montalbano a Mergozzo, l’ex Buzzi di Intra, una buona parte della residenza Villa Mussi di Baveno, case a schiera in Castagnola, il “triangolo” ex parcheggio di via Raffaello Sanzio a Pallanza, appartamenti e garage sparsi tra Verbania, Baveno e Bee sono le proprietà in loco. In Liguria c’è il maxicantiere di Villa Gavotti. Ovunque ci sono artigiani, fornitori, professionisti, banche e promissari acquirenti che reclamano soldi.

Alla dichiarazione di fallimento la proprietà agisce, secondo quanto le concede la legge, presentando tutta una serie di ricorsi di secondo e di terzo grado. Orientarsi in questa selva di sentenza è difficile, ed è difficile spiegare a chi legge l’epilogo. Che, sintetizzato, suona così: le società (non tutte), pur sofferenti, pur insolventi e in possesso dei requisiti per fallire non possono esserlo per questioni tecnico-giuridiche, quelli che comunemente si chiamano cavilli. Questa situazione riguarda La Vela e Residenza Villa Gavotti e potrebbe ripetersi (si attende un pronunciamento da Roma) per Studio Dpm, Imco e Palese Gisberto. Pende ricorso in Cassazione anche per Mediterranea (la curatela però non s’è costituita ritenendo insussistenti le tesi del ricorrente) mentre sono definitivi i fallimenti di Intra 22 e Villa Gavotti.

Ma il vero fallimento, al di là delle ragioni giuridiche, è del sistema, che ha impiegato cinque anni di infinite disquisizioni in punta di diritto per non decidere assolutamente nulla. O quasi.

 

 

 

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