DOMODOSSOLA- 09-08-2019- La Lega a quanto pare vuole la crisi di governo e che si vada subito a votare. Abbiamo chiesto all’avvocato Carlo Crapanzano i risvolti legali e costituzionali.
Cosa potrebbe succedere?
Esistono due tipi di crisi di governo nel nostro ordinamento costituzionale: quella parlamentare e quella extraparlamentare. Si ha la crisi parlamentare quando il Governo si presenta in Parlamento chiedendo la fiducia e non la ottiene. Si ha la crisi extraparlamentare quando il Presidente del Consiglio dei ministri si reca dal Presidente della Repubblica e rassegna le dimissioni senza passare per il Parlamento. Credo che il premier Conte si presenterà in Parlamento e sarà una crisi parlamentare.
Se il Presidente del Consiglio dei ministri da le dimissioni qual è la procedura?
Se scatta la crisi di governo (parlamentare o extraparlamentare) il Presidente della Repubblica ha il dovere costituzionale di valutare, ascoltando tutte le forze politiche, se è possibile una eventuale maggioranza parlamentare che dia la fiducia a un governo. E’ la famosa fase delle consultazioni. Se ritiene che vi sia una maggioranza parlamentare, darà l’incarico di formare un nuovo governo.
Se il Presidente della Repubblica valuta l’impossibilità di una maggioranza parlamentare?
Se il Capo dello Stato prende atto dell’impossibilità che vi sia una maggioranza parlamentare, ha a disposizione varie opzioni, ma deve tener conto di impegni e scadenze costituzionali improrogabili. Ad esempio l’approvazione parlamentare della legge di bilancio che è fondamentale per la nostra economia nazionale e internazionale. Poi potrà sciogliere le Camere e decidere la data delle elezioni.
Potrebbe nascere un governo tecnico e/o un governo di minoranza?
Precisiamo subito qual è la differenza. Un governo tecnico non è un governo politico, ma un governo che si prefigge determinati e precisi obiettivi entro un termine ben delineato in modo che si vada al voto dopo il raggiungimento di tale obiettivo (ad esempio l’approvazione della legge di bilancio o altre importanti scadenze internazionali) e implica una maggioranza parlamentare trasversale. A quel punto, raggiunto l’obiettivo, il Presidente della Repubblica deve sciogliere le Camere e fissare la data del voto nazionale. Un governo di minoranza, invece, è un governo votato non dalla maggioranza del Parlamento su accordo, normalmente, delle forze politiche di opposizione. In Italia ci sono rari precedenti e non credo potrà essere questa la scelta del Capo dello Stato.
Il Movimento Cinque Stelle, stando alle dichiarazioni di Di Maio, vorrebbe che si votasse il taglio dei parlamentari e che si andasse poi al voto. E’ un’ipotesi percorribile?
Certo è un’ipotesi percorribile, ma passerebbero molti mesi, addirittura circa un anno.
Perché?
Il 10 settembre è fissato alla Camera dei deputati l’ultimo voto per la riforma che prevede il taglio dei parlamentari. Se passa la riforma costituzionale, bisogna aspettare tre mesi per permettere a un quinto dei parlamentari, a cinquecentomila elettori o a cinque consigli regionali di chiedere il referendum confermativo. E se ciò accade, a sua volta devono essere indette le elezioni per il referendum confermativo dopo che la Corte di Cassazione darà il via libera. Le elezioni a quel punto devono tenersi dopo circa due mesi. Come vede dal 10 settembre, se passa la riforma, passeranno almeno 7-8 mesi per il voto del referendum. Dopo l’esito del referendum, se sarà favorevole alla riforma, il Governo avrà 60 giorni per adeguare i collegi elettorali con un decreto legislativo e solo dopo aver individuato i nuovi collegi elettorali il Presidente della Repubblica potrà indire le elezioni nazionali, che quindi si terrebbero presumibilmente tra aprile e giugno 2020.
Quindi se passa la riforma del taglio dei parlamentari non si potrà votare prima di giugno 2020?
Ritengo altissima questa possibilità. Tranne che nei 3 mesi successivi alla approvazione della riforma costituzionale, nessuno chieda il referendum confermativo. In quel caso alla fine di dicembre la riforma potrà entrare in vigore e nei successivi 60 giorni verranno individuati i nuovi collegi elettorali e poi si potrà votare. In questo caso, a voler essere molto veloci, si voterebbe tra marzo e aprile 2020.
Se vi sarà la crisi di governo quindi sarà lunga?
Non è detto. Se non viene approvata la riforma costituzionale il 10 settembre o tale votazione viene rinviata e se il Presidente della Repubblica prende atto dell’impossibilità di formare una maggioranza, si potrebbe votare entro la fine dell’anno.
Ma in questo modo la riforma salterebbe?
Sì. E nella nuova legislatura deve ricominciare tutto daccapo.
Lei cosa pensa accadrà?
Guardi, non sono in condizione, come tanti, di poter fare previsioni politiche. Ritengo però che il Presidente della Repubblica, unico arbitro costituzionale nelle crisi di governo, farà l’impossibile affinché la attuale legislatura possa proseguire regolarmente ancora per un po’, se non fino alla fine. E chissà, magari non ci sarà alcuna crisi di governo o ci sarà un nuovo governo con la stessa attuale maggioranza, magari rimodulato con altri ministri e/o sottosegretari. La politica ci ha insegnato a non meravigliarci di nulla.
Secondo lei perché Salvini ha aperto la crisi?
Lei mi chiede un’analisi politica che normalmente non esprimo mai pubblicamente. E’ evidente che Salvini ha massimizzato la presenza della Lega al governo. Sono state approvate leggi che la maggioranza degli italiani chiedeva da tempo: i decreti sicurezza per gli immigrati, la legittima difesa ampliata, la legge sulla tutela delle donne, per citarne alcune. Ma tali leggi sono state approvate col contributo determinante del Movimento Cinque Stelle che è il gruppo più numeroso in Parlamento. E’ passato anche il reddito di cittadinanza che era il cavallo di battaglia del M5S e quota 100 per le pensioni. E’ altrettanto evidente che la mozione sul Tav è stata il pretesto formale per aprire la crisi, visto che il maggior partito di opposizione, il PD, ha dovuto votare sulla stessa linea della Lega. Salvini credo sappia perfettamente che sarà difficile, da ora in poi, ottenere risultati così importanti sull’abbassamento delle tasse e per evitare l’aumento dell’IVA che ci chiede indirettamente l’Unione Europea, perché la manovra economica sarà molto complicata e difficile. Quindi è chiaro che questo per lui sia il momento giusto per aprire la crisi e candidarsi a primo ministro alle prossime elezioni sperando in una fortissima maggioranza in parlamento del suo partito. Ma ripeto, il Presidente della Repubblica prima di sciogliere le Camere farà di tutto per far proseguire la legislatura come è suo dovere costituzionale e questo produrrà sicuramente un’altissima tensione proprio tra Mattarella e Salvini. Vedremo.