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VCO-03-08-2019- É di questi giorni la notizia secondo cui l'ufficiale d'anagrafe del comune di Santa Maria Maggiore ha annullato 3 residenze di cittadini brasiliani richiedenti il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza da avo del nostro paese.  Ricordiamo che la competenza per tale riconoscimento è in capo al consolato se il cittadino risiede all'estero, mentre qualora lo stesso prenda la residenza in Italia sarà competente l'ufficiale dello stato civile del comune di residenza.  Ed è proprio su quest'ultimo aspetto che si è concentrata l'operazione di polizia giudiziaria della Questura di Verbania denominata "Super Santos" che lo scorso mese di aprile ha portato alla custodia cautelare di alcuni intermediari. A costoro, in particolare, era contestato l'aveva favorito possibili dichiarazioni non veritiere di residenza.  L'ufficiale d'anagrafe ricevuta la richiesta di residenza ha infatti tempo 45 giorni per definire positivamente o negativamente la pratica. Decorso il termine di 45 giorni si concretizza il cosiddetto silenzio-assenso.  Ai 3 cittadini non era stato in principio contestato alcunché, tanto che il termine anzidetto era decorso senza atti interruttori.  Senonché durante la definizione dell'iter di cittadinanza era intervenuta l'operazione di polizia di cui si è detto e, conseguentemente, l'ufficiale dello stato civile del comune di Santa Maria Maggiore aveva sospeso il riconoscimento della cittadinanza.  Un atto che non aveva convinto i legali dei tre brasiliani che prontamente avevano scritto al Comue chiedendo di annullare la sospensione e di concludere entro 30 giorni l'iter di riconoscimento.  L'ufficiale d'anagrafe aveva quindi provveduto a richiedere copia delle ordinanze del GIP e del Tribunale del riesame per capire sulla base di quali motivazioni l'operazione di polizia aveva avuto avvio.  Evidenziato che uno dei capisaldi era costituito dalla mancanza dell'elemento soggettivo della residenza, cioè della volontà di abitare su un territorio per rimanervi e non solo di alloggiarvi (peraltro in un appartamento affittato dagli intermediari e quindi da liberare non appena ottebuto lo scopo) per il tempo necessario l'ottenimento della cittadinanza - ci spiega Luigi Spadone responsabile dei servizi demografici del Comune - l'ufficiale d'anagrafe, pur riscontrando la presenza in loco degli istanti, ha provveduto ad avviare un procedimento di annullamento in autotutela di un atto già perfezionato, possibile ai sensi della Legge 241 del 1990 che regola il procedimento amministrativo. In tale atto era indicata la facoltà per i cittadini brasiliani di presentare proprie osservazioni.  Ricevuto il predetto avvio di procedimento però i tre hanno deciso, in tempi diversi, di abbandonare l'alloggio.  Questo fatto ha convinto l'ufficiale d'anagrafe che la residenza fosse dichiarata unicamente allo scopo di ottenere la cittadinanza e non vi fosse nessuna volontà di rimanere sul territorio.  Da qui, al termine del procedimento, la notifica del provvedimento definitivo di annullamento della residenza (il primo in seguito all'operazione "Super Santos"), pur già perfezionarsi e il contestuale respingimento della domanda di cittadinanza.

 

 

 

 

 

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