NOVARA -25-07-2019 - I mesi di giugno e luglio, con caldo e siccità, hanno seguito una primavera fredda e piovosa mettendo in crisi anche il settore della produzione di miele. Un problema nazionale, recentemente confermato dai dati di Ismea che raccontano di un calo del 41% delle produzioni di acacia e agrumi. Ma nelle zone del novarese e del Vco, dove si contano circa un migliaio di apicoltori, tra hobbisti e professionisti, la situazione sembra essere ancora più preoccupante. “I nostri apicoltori, contattati, ci riferiscono di produzioni di acacia prossime allo zero, per colpa del maggio piovoso” – dice Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco. “Addirittura sono dovuti intervenire per nutrire le api, cosa che generalmente in primavera non è più necessario fare perché si sostentano da sole, una situazione terribile e per loro un altro investimento di tempo e denaro. Anche in questi giorni di caldo estremo le api continuano a faticare a procurarsi il polline per nutrire le larve, perché a causa della siccità ci sono meno fiori e le famiglie sono molto indebolite”. Gli apicoltori prospettano una produzione di miele totale, per quest’anno, di meno della metà dello scorso. Un’annata nera, a solo un anno di distanza da un’altra stagione difficile, quella del 2017. “Due anni così pesanti in un tempo così ravvicinato possono mettere in difficoltà le aziende e i loro investimenti”, continua Sara Baudo. “Gli apicoltori, visto come sta andando nel 2019, si stanno già rimboccando le maniche per affrontare il prossimo anno, cercando di mantenere forti le api e le famiglie negli alveari. Lo stato di sofferenza delle api, che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente, è rappresentativo in realtà dello sconvolgimento provocato dal clima sulla natura, animali e piante. L’ondata di calore africana è la punta dell’iceberg delle anomalie di questa pazza estate segnata da grandinate e da temperature sopra la media. Oltre al danno per la stagione, i nostri apicoltori però rischiano anche la beffa sugli scaffali di mercati e supermercati. Il rischio infatti è quello di incrementare l’arrivo di miele estero se la nostra produzione sarà scarsa".