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liceo cav

VERBANIA – 23.07.2019 – La chiamano emergenza

ma, a ben guardare, emergenza non è. Perché se il liceo “Cavalieri” è diventato una scuola-pollaio che non può più ospitare –teoricamente non l’avrebbe potuto fare in almeno un paio degli ultimi anni scolastici– il numero di studenti iscritti, era prevedibile. E il trasloco inevitabile.

È una questione di aritmetica, di numero di aule rapportato al numero di studenti, di norme antincendio e igienico-sanitarie. Alle famiglie l’iscrizione al primo anno è richiesta entro il mese di febbraio dell’anno precedente. I numeri, quindi, sono sempre sotto controllo. O dovrebbero. Il calcolo è semplice: si considera la “popolazione” della scuola nell’anno scolastico in corso, si detraggono i maturandi, si aggiungono le matricole (il ragionamento si fa per numeri assoluti e per classi, naturalmente) e, fatti salvi aggiustamenti di poche unità, si sa a che cosa si andrà incontro.

Al “Cavalieri” il problema dell’abbondanza è nato dal problema della penuria, dallo scarso appeal che nel 2012 aveva il liceo. Gli iscritti erano pochi ed era a rischio perfino l’autonomia scolastica. Andando avanti di quel passo il liceo del capoluogo sarebbe stato accorpato a un’altra scuola. Si decise così di istituire un nuovo indirizzo: Scienze umane e sociali, tolto al “Cobianchi” non tra le polemiche. L’operazione ha funzionato e, insieme a un rinnovato interesse per il liceo, ha portato ad annate con 10 prime classi, che hanno saturato gli spazi. Il trend di crescita, non controllato –per esempio, con l’introduzione del numero chiuso, ben motivabile con l’indisponibilità degli spazi– s’è sommato alle vaghe promesse, lontane dai fatti, di un ampliamento. Che si potrebbe fare ma richiede tempo e soldi. “C’erano le disponibilità – dice il consigliere provinciale delegato all’Edilizia scolastica Giandomenico Albertella –, anche con il contributo del comune di Verbania. Ma da 700.000 euro il costo è salito a 1,1 milioni, che non ci sono tutti. E poi ci vuole il tempo di progettare, fare la gara d’appalto ed eseguire i lavori”.

Più classi, nessuna nuova aula: sovraffolamento. Per dare l’idea del fenomeno, prima ancora che visitare la scuola in cui ogni antro –anche gli sgabuzzini e lo scantinato– è stato recuperato come aula a scapito anche di uffici, laboratori e sala insegnanti, basta leggere i numeri. Nel 2012, ultimo anno in cui la scuola ha avuto il Certificato prevenzione incendi (la Provincia, che l’ha fatto scadere, ne ha chiesto il rinnovo pochi mesi fa e la pratica è quasi chiusa), l’autorizzazione era per 575 persone. Che non significa alunni, ma comprende anche il personale, docente e non. I soli studenti nel 2018/2019 sono stati 938. E anche negli anni scolastici precedenti eccedevano i 575. Il nuovo Cpi, ottenuto grazie a lavori di messa in sicurezza, porta la capienza a 1.000, cioè meno di quanto servirebbe. Senza contare che non ci sono solo le norme antincendio da rispettare, ma anche quelle igienico-sanitarie sui rapporti aero-illuminanti, sui metri quadrati per studente, sui servizi igienici…; e quelle sulla salubrità dei luoghi di lavoro.

 

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