BOGNANCO - 31-3-2025 -- A undici mesi dalla frana che isolò la Valle Bognanco, la strada Provinciale 68 ha riaperto al traffico. Il versante franato il 13 maggio 2024 è stato messo in sicurezza con un lavoro ininterrotto cominciato subito dopo l'evento franoso. Rimosse le parti rocciose instabili, in questi mesi sono stati predisposti sistemi di ancoraggio con tiranti e reti, quindi sono stati posizionati sensori lungo la parete che rileveranno eventuali movimenti che superino le soglie di sicurezza prestabilite, innescando immediatamente procedure di allarme. A maggio sarà smontato il ponte Bailey collocato nell'immediatezza dei fatti sul torrente Bogna, e che in questi mesi ha tirato fuori la valle dall'isolamento.
"È stato un lavoro immenso, oggi è una giornata felice" ha detto il presidente della provincia Alessandro Lana ringraziando tutti gli artefici del progetto e ripercorrendo i difficili momenti dell'isolamento di Bognanco e l'iter delle opere, complesse e costose (circa 2 milioni di euro), alle quali ha fatto fronte l'ente provinciale. "Senza far polemiche non è la Provincia che dovrebbe occuparsi dei versanti", ha rimarcato Lana, evidenziando come "dalla Regione non sia giunto un euro". Nella simbolica inaugurazione della riapertura anche il vicesindaco di Bognanco Fabrizio Maccagno e il geologo provinciale, Maurilio Coluccino che ha seguito l'intera vicenda sin dagli inizi. Coluccino ha esordito sottolineando il grande lavoro di squadra compiuto su una frana che "è una delle più importanti presenti sul territorio piemontese". Una frana completamente su roccia deformata, fratturata, che dava grossi problemi di collassamento. L'intervento, ha spiegato il geologo, ha mirato ad aumentare la resistenza dell'ammasso provando a prevenire ulteriori distacchi coprendo 4200 metri quadrati circa di roccia con un filo di acciaio ad alta resistenza ed una rete di 4 millimetri fermata da ancoraggi profondi. "Un lavoro che ci dà una sicurezza tale da consentirci di riaprire la strada", ha detto. Un dato, è calcolata in 4 chilometri circa la somma delle perforazioni compiute per realizzare gli ancoraggi. Un occhio particolare è andato ad un pilastro di roccia di 300metri cubi che incombe sulla strada e che presenta una frattura retrostante. Per metterlo in sicurezza è stato perforato, andando oltre la frattura e quindi ancorato con cavi di acciaio sopra i quali è stata disposta una rete che distribuisce ulteriormente i carichi. Al momento, ha spiegato il geologo, era impossibile da tirare giù, ma anche il pilastro adesso è in una condizione assai migliore rispetto al prima delle frana. Ricordando il supporto della tecnologia che, grazie ai sensori, avviserà in tempo di eventuali movimenti sospetti.
Servizio di Michele Gavazza (in caricamento)