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bidone scorie giallo

VCO-18-07-2019- Sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, a Ispra (Varese) ci sono il reattore nucleare Ispra-1 e un secondo reattore nucleare per scopi sperimentali chiamato Essor, ce ne parla l'avvocato Carlo Crapanzano:

Quando è stato deciso di non produrre più energia nucleare in Italia?

R. Il 26 aprile 1986 vi fu il disastro nucleare di Chernobyl. Sull’onda emozionale di quel disastro, in Italia furono raccolte le firme per un referendum abrogativo in materia nucleare. Si votò l’8 novembre 1987 e le schede per il nucleare furono 3. I quesiti non riguardavano però la domanda se si volesse o meno il nucleare, ma 1) se si volesse abolire l’intervento statale forzato se un Comune si fosse opposto a un insediamento nucleare; 2) se si volesse abolire il contributo statale ai Comuni con centrali nucleari; 3) se si volesse abolire la partecipazione all’estero di Enel per la costruzione di centrali nucleari. Le leggi furono abrogate con un’altissima maggioranza e l’interpretazione evidente fu che i cittadini italiani non avrebbero più voluto il nucleare. Possiamo dire che la data di riferimento è quella del 1987.

In Italia avevamo 4 centrali nucleari: che fine hanno fatto?

R. Dopo il referendum del 1987, il nucleare fu abbandonato per sempre, ma le 4 centrali esistenti hanno avuto tempi di chiusura diversi. Caorso (Piacenza) era ferma da ottobre 1986; Sessa Aurunca - Garigliano (Caserta) era ferma da agosto 1978; Latina era ferma da novembre 1986; Trino (Vercelli) si è fermata a marzo 1987. Fu però interrotta la costruzione delle due centrali di Montalto di Castro (Viterbo) e Trino 2 (Vercelli). Dal primo novembre 1999 è la Società di Stato SOGIN a occuparsi di decommissioning (lo smantellamento) degli impianti nucleari italiani.

Le scorie radioattive prodotte dove sono finite?

R. La Società incaricata si occupa anche degli impianti legati al ciclo del combustibile nucleare che sono quelli a Saluggia (VC), a Rotondella (MT), a Casaccia (RM) e Bosco Marengo (AL), oltre al reattore nucleare Ispra-1, in provincia di Varese a meno di 40 Km in linea d’aria da Domodossola e a meno di 10 Km in linea d’aria da Verbania.

Quindi c’è un reattore nucleare sul Lago Maggiore?

Sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, a Ispra (Varese) c’è anzitutto il reattore nucleare Ispra-1 (spento nel 1973) che è stato ceduto alla fine degli anni sessanta all’Europa (Euratom). Il reattore nucleare aveva scopi sperimentali e non di produzione di energia elettrica. A Ispra fu poi costruito dall’Europa un secondo reattore nucleare per scopi sperimentali chiamato Essor (spento nel 1983), anch’esso in fase di smantellamento. Recentemente, con la Legge 40/2019 (in vigore dal 22 maggio scorso) si dà esecuzione a un accordo del 2009 tra Italia e Commissione europea con il quale l’Italia si prende carico delle spese di smantellamento. Adesso anche il reattore nucleare Ispra-1 è stato affidato per lo smantellamento. Quindi sul Lago Maggiore ci sono ben due reattori nucleari e non uno.

I reattori nucleari di Ispra sono spenti: quanto sono pericolosi?

Un reattore nucleare è l’anima di una centrale nucleare. Quando era acceso produceva reazioni nucleari e scorie radioattive. Smantellare una centrale è un’operazione delicatissima e serve a rimuovere tutto il materiale radioattivo e fissile che è presente. Ci sono elementi radioattivi che “decadono” (cioè diventano inefficaci) dopo qualche decennio e altri che hanno bisogno invece di migliaia di anni. La società incaricata è operativa dal 1999, eppure dopo vent’anni le centrali non sono ancora state smantellate del tutto perché l’operazione è lunga e costosa. Bisogna garantire con operazioni complicate e severe che tutto il materiale radioattivo non si disperda nell’ambiente e soprattutto che venga messo in sicurezza in modo definitvo.

E le scorie radioattive di Ispra?

Vicino alla sede dei due reattori nucleari Ispra-1 ed Essor, è stato costruito nel 2013 un nuovo deposito delle scorie nucleari. C’è la struttura, ma non ancora le scorie. Però ci saranno in un prossimo futuro. Raccoglierà le scorie prodotte dai due reattori nucleari di Ispra e potrà ospitare circa 13 mila metri cubi di materiale radioattivo. E’ anche chiamato “Area 41”. La proprietà è della Commissione europea e gode di extraterritorialità (cioè non è considerato territorio italiano).

Mi dica se abbiamo capito bene: l’Italia trent’anni fa non ha voluto il nucleare, ma a pochi chilometri da qui abbiamo due reattori nucleari e un deposito di scorie radioattive che non sono considerati su territorio italiano?

Esatto. E’ a dir poco curioso, ma è così. A Ispra i due reattori nucleari sono di proprietà della Commissione europea e anche il deposito costruito nel 2013. Siccome però il luogo (delimitato da inferriate) gode di extraterritorialità, non è territorio italiano, ma è solo “circondato” da territorio italiano (come San Marino o Città del Vaticano).

Ci sono altri depositi di scorie nucleari radioattive in Italia?

In Italia non vi è ancora un luogo ufficiale per il deposito delle scorie nucleari prodotte dalle nostre centrali ormai chiuse e in fase di smantellamento, ma solo depositi temporanei. Inoltre, dal 2022 torneranno in Italia le scorie radioattive prodotte dalle nostre centrali nucleari e che sono attualmente trattate in Francia e in Gran Bretagna e si dovrà decidere dove metterle.

Quanto ci è costata la chiusura delle centrali nucleari?

Le cifre “ballano” e le diverse fonti danno numeri diversi. Difficile rispondere e forse non lo sapremo mai. Secondo le fonti più accreditate, la spesa per la chiusura delle nostre centrali nucleari è enorme: c’è un preventivo per il futuro di più di 7 miliardi di euro (ma temo che saranno di più) e ne abbiamo già spesi 9 miliardi in circa 30 anni.

Chi paga tutto questo?

Le rispondo con un dato significativo: tra il 2012 e il 2016, noi cittadini abbiamo pagato nella bolletta quasi 2 miliardi di euro. La stragrande maggioranza degli italiani non lo sa, ma paghiamo tutti sotto la voce “oneri di sistema” (basta controllare la bolletta). Quindi paghiamo noi cittadini.

Cioè paghiamo per una energia nucleare che non produciamo?

Proprio così. Anche se siamo usciti dal nucleare, paghiamo la chiusura delle centrali nucleari nella bolletta della luce. Inoltre acquistiamo dall’estero il 15% di energia elettrica che è prodotta proprio da centrali nucleari (ironia della sorte), perché da soli non ne produciamo abbastanza.

 

 

 

 

 

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