PADOVA – 20.06.2019 – Omicidio colposo aggravato
dalla prevedibilità dell’evento. È questo il reato per il quale il Tribunale di Padova ha condannato a due anni ciascuno i genitori di Eleonora Bottaro, padovana che morì diciottenne nel 2016 a causa –così ha stabilito la magistratura– del mancato ricorso alla chemioterapia. Il caso, che ebbe una grande eco mediatica, ha risvolti locali perché, durante il periodo di cura, la giovane (allora minorenne) fu per un periodo ricoverata all’ospedale Sant’Anna di Bellinzona. La Svizzera era stata quasi una tappa obbligata per i Bottaro che, ideologicamente convinti che le cure chemioterapiche fossero nocive per la figlia sedicenne affetta da leucemia linfoblastica acuta, temendo che un Tribunale italiano li avrebbe obbligati alla terapia a tutela della salute della figlia, decisero di andare fuori dall’Italia. Al Sant’Anna Eleonora, che era stata dimessa da una struttura emiliana, fu sottoposta a iniezioni di cortisone, che diedero segnali incoraggianti. Secondo i protocolli medici internazionali avrebbe dovuto accompagnare questi medicinali alla chemioterapia. Non volle lei, non vollero il papà e la mamma, che firmarono per dimetterla e tornarono in Italia. Il quadro clinico era migliorato ma, una volta a casa, la situazione precipitò e la giovane morì in ospedale. Nel processo celebrato a Padova l’accusa ha insistito come decisiva sia stata l’influenza dei genitori, propugnatori dei rimedi proposti da Ryke Geerd Hamer, medico radiato negli anni ’80 e le cui tesi sono state confutate dalla scienza. Secondo il pm se si fosse sottoposta a chemio, Eleonora avrebbe avuto l’80% di probabilità di guarire.
Niente chemioterapie alla figlia malata di leucemia: genitori condannati a due anni